Dopo il picco di caldo, arriva il volto più freddo della primavera. Randi (Ampro): “A preoccupare gli esperti è il caldo record degli ultimi 10 mesi”

Tutta l’area del Mediterraneo è considerata dagli scienziati del clima un “Hot spot”, cioè tra le più vulnerabile del pianeta

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Temperature in calo di 15 gradi, vento e nuvole. Se la prima metà di aprile ci ha fatto assaporare l’estate, toccando picchi sopra i 30 gradi, nei prossimi giorni torneremo ad indossare giacche e pashmine.

“Abbiamo avuto un inizio di aprile caldissimo con temperature 10 gradi al di sopra della norma, più tipiche della seconda decade di giugno che di questo periodo dell’anno in cui le temperature diurne dovrebbero essere attorno ai 19 gradi” spiega il meteorologo alfonsinese Pierluigi Randi, tecnico meteorologo certificato e meteorologo Ampro (Associazione meteo professionisti) -. Questo mese di aprile ha viaggiato con anomalie sbalorditive, che sono un continuum di ciò che abbiamo vissuto a marzo, mese piu caldo da quando ci sono le osservazioni statistiche sul clima”.

“Questa fase di caldo record avrà ora una frenata – prosegue -. Dalla serata di oggi l’alta pressione si ritirerà verso l’Atlantico e arriverà una massa di area fredda dalla Groenlandia, che raggiungerà anche il nostro territorio con venti forti di bora, da nord-est. Questo provocherà un repentino calo delle temperature, con uno sbalzo termico di 13 gradi. Non si può parlare di un ritorno di inverno, bensì del volto più freddo della primavera. Questa fase fredda potrebbe durare per alcuni giorni, almeno fino al 26 aprile, con temperature al di sotto della norma. Insomma, gli abiti estivi dovranno tornare nell’armadio“.

“Sul fronte dei fenomeni, questo veloce cambiamento, comporterà anche un’instabilità con locali temporali già nella serata di oggi, e nei giorni successivi potremmo avere tempo instabile, su tutta la penisola – dichiara l’esperto – . Al momento non sono previsti eventi di pioggia intensi o estremi, ma avremmo fenomeni intermittenti con qualche temporale, fino alla fine della settimana. L’aspetto principale sarà legato al sensibile calo delle temperature e a venti forti, specialmente sulla parte costiera e appenninica della Romagna. Già da mercoledì i venti però potrebbero attenuarsi. Passeremo da un estremo all’altro: dopo giorni di caldo e cielo sereno, ci sarà un forte calo delle temperature e tempo instabile, con eventi temporaleschi”.

Randi evidenzia il caldo record di metà aprile. “Abbiamo avuto 10 mesi consecutivi di caldo al di sopra delle medie stagionali, da quando rilevazioni strumentali registrano i dati. E, nella comunità scientifica questo ha generato una forte preoccupazione, perché ciò non è spiegabile attraverso i modelli di clima. Il 2023 è stato l’anno più caldo, sia per le terre emerse che per gli oceani, e questo eccesso di calore non è del tutto spiegabile scientificamente. Inoltre, il 2024 è partito peggio del 2023”.

Molti scienziati del clima hanno lanciato un allarme: “Potremmo trovarci in un terreno inesplorato le cui conseguenze sono tutte da scrivere, perché in base a quanto accaduto negli anni precedenti non ci si aspettava un aumento così sensibile delle temperature. Abbiamo avuto un episodio de El Niño, un fenomeno climatico periodico in scala globale, che produce l’aumento delle temperature negli oceani. Questo evento, che sta per concludersi, non è sufficiente per giustificare quello che è successo negli ultimi 10 mesi – prosegue Randi -. Sebbene i modelli ne avessero tenuto conto, non era previsto uno scenario così caldo. Per questo motivo, si pensa che se non ci sarà una frenata entro i prossimi 3 o 4 mesi, ci troveremo difronte a risvolti molto preoccupanti”.

Randi spiega gli effetti: “Tutto ciò si traduce in una maggior capacità di energia a disposizione dell’atmosfera. Più l’atmosfera è calda più il ciclo dell’acqua è veloce. È come se avessimo un’auto a cui diamo sempre più gas. Questo si traduce in precipitazioni più intense ma meno frequenti. Eventi di pioggia estrema che potrebbero verificarsi in qualsiasi stagione”.

Quanto avvenuto lo scorso anno in Romagna è un manifesto di tutto ciò: prima un periodo di siccità, poi una grande quantità di pioggia e successivamente ancora poca pioggia” prosegue ancora l’esperto, ricordando anche il tornato in bassa Romagna, lo scorso luglio: “le temperature allucinanti che nei giorni precedenti erano state registrate nel sud Italia, con picchi di 45/46 gradi, hanno contribuito a formare, con la massa di aria calda, il fenomeno che ha colpito la zona attorno a Voltana – Alfonsine – Savarna. Il tornado probabilmente ci sarebbe stato, ma non con quella potenza”.

Quindi dovremo imparare a fronteggiare questi eventi estremi. “Sia chiaro, non vuol dire che saranno fenomeni frequenti, ma che potrebbe ripresentarsi. Speriamo che il 2024 sia più clemente dell’anno precedente”.

Randi conclude sottolineando che tutta l’area del Mediterraneo è considerata dagli esperti un “Hot spot”, cioè un’area più vulnerabile di altre. “Complessivamente il Mediterraneo è in assoluto, a livello globale, un osservato speciale. Se prendiamo in considerazione la variazione di temperatura dal 1980 ad oggi, vediamo che a livello globale è stata di 0,8 gradi, mentre in Italia di 1,7 gradi, quindi viaggiamo al doppio della velocità di riscaldamento rispetto al resto del mondo. È un aspetto legato al cambiamento della circolazione atmosferica, forzato dall’aumento della temperatura. L’Italia è molto vicina al nord Africa da dove arriva l’anticiclone, e il Mediterraneo è più caldo rispetto agli oceani, quindi quando l’anticiclone lascia posto alle perturbazioni provenienti dal nord Europa queste trovano un mare “bollente” e ciò genera fenomeni più violenti. Per questo motivo l’area del Mediterraneo sta registrando frequenti eventi estremi. I dati confermano che siamo più a rischio di altre aree del pianeta”.

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