Creare in Romagna un centro per il trapianto di midollo da donatore: lo chiede l’AIL romagnola

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I presidenti delle tre strutture AIL romagnole, Alfonso Zaccaria per Ravenna, Redo Camporesi e Gaetano Foggetti per Forlì-Cesena e Eduardo Pinto per Rimini, portano all’attenzione delle cronache l’assenza di un centro per il trapianto di cellule staminali da donatore (trapianto allogenico) in Romagna.

“Finora – sottolineano -, il maggior punto di riferimento per questa procedura è stato l’Istituto di Ematologia “Seràgnoli” del S.Orsola di Bologna e, in minor misura, l’Ematologia di Pesaro”, ma questi due riferimenti non bastano, considerato che “mediamente, ogni anno, circa 30 pazienti in Romagna necessitano di questa procedura – proseguono -. Da molti anni, tuttavia, le liste d’attesa sono talmente lunghe che molti pazienti non vi hanno potuto accedere”.

Il trapianto allogenico, cioè quello da donatore esterno, è “una procedura semplice dal punto di vista della realizzazione pratica, ma molto complessa per il coinvolgimento di diverse strutture specialistiche e per le possibili complicanze, che possono derivare principalmente dalla reazione del midollo trapiantato verso l’organismo ospite e severe complicanze infettive – spiegano dall’AIL -. Nonostante i progressi, a volte veramente straordinari, che si sono realizzati negli ultimi anni con l’avvento di nuovi farmaci ed una necessità sempre minore di chemioterapia, il trapianto allogenico rappresenta ancora per i pazienti a prognosi severa l’unica speranza di uscire dal tunnel della malattia”.

In Romagna da molti anni si effettuano infatti sì, trapianti di midollo osseo con cellule staminali, ma solo dello stesso paziente (trapianto autologo).

“Da almeno 8 anni – precisano dall’AIL – è stata fatta richiesta presso la Regione di attivare in Romagna una sede di trapianto allogenico per servire una popolazione di circa un milione e 200 mila abitanti, in linea con la “tabella Balduzzi”. Tale autorizzazione è tuttora latente. In Emilia Romagna esistono 5 unità di trapianto allogenico fra Bologna e Piacenza (160 Km, in media una ogni 32 Km) e nessuna nei 152 Km tra Bologna e Pesaro. In questi ultimi tempi il problema si è acuito dal momento che Bologna non accoglie più pazienti provenienti da fuori città, in quanto impegna spazi e risorse per la nuova procedura delle CAR-T cells, una nuova immunoterapia molto promettente”.

“Si chiede alle autorità e alle Istituzioni preposte alla sanità romagnola ed emiliana di prendersi cura, sperabilmente in modo efficace e definitivo, di questo importante problema”, concludono dall’AIL.

 

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