“Isis progetta attacco a diga Mosul, italiani a rischio”: preoccupazione per gli uomini della Trevi

Fonti di intelligence rivelano l'intenzione del Califfato di attuare un attentato in grande stile nell'impianto in Iraq, dove la ditta di Cesena si accinge a svolgere lavori di consolidamento. Pronti una dozzina di kamikaze e 200 combattenti con artiglieria

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E’ allarme rosso per le centinaia di militari e civili italiani dislocati a Mosul, in Iraq, dove la ditta ‘Trevi’ di Cesena si accinge a consolidare la diga che approvvigiona di acqua ed elettricità centinaia di migliaia di persone. Come rivela l’agenzia Ansa, secondo “qualificate fonti di intelligence”, citate dal sito Wikilao, infatti, un “warning specifico e dettagliato” parla del progetto di un attentato in grande stile alla diga da parte dell’Isis, “il più grosso attacco mai concepito dal Califfato nello scenario iracheno”. 

A Mosul la Difesa italiana schiera la task force ‘Presidium’, il cui compito è appunto quello di proteggere la diga – un’infrastruttura di rilievo strategico per l’Iraq, il cui sabotaggio causerebbe una catastrofe umanitaria ed ambientale – e il centinaio di italiani che dovranno consolidarla. La task force si compone di circa 500 militari, i primi dei quali arrivati già ad aprile per compiere ricognizioni ed attività tecnico-logistiche. L’inizio dei lavori è stimato proprio in questi giorni.

Secondo quanto riferiscono le fonti a Wikilao, sito che si occupa di questioni di intelligence, difesa e sicurezza, nei piani dell’autoproclamato Stato Islamico ci sarebbe “un attacco in grande stile, su cui si lavora da mesi in totale segretezza”, evidentemente con l’obiettivo di sfruttare al massimo l’effetto-sorpresa. Nessun proclama sul web, dunque, esattamente come avviene alla vigilia degli attacchi più spettacolari dell’Isis. “Ci sono però molti movimenti sul terreno”, sottolineano le fonti. “Movimenti che hanno tradito i miliziani, permettendo all’intelligence di sapere molto su quanto in preparazione”. Per l’attacco all’infrastruttura – che sorge a soli 50 chilometri da Mosul, la ‘capitale’ irachena dello Stato islamico – i leader dell’Isis avrebbero deciso di costituire un esercito vero e proprio, “formato da circa duecento elementi, sparpagliati in diversi villaggi (Zanazil e Zarnuq fra di essi) dopo un raduno nei pressi delle alture di Badush, ad una quindicina di chilometri da Mosul”.
Si tratta, scrive il sito, di “un contingente multinazionale formato da gente con passaporti francesi, russi, libici e tunisini; tunisino è anche Saleh Bin Ahmed al-Harbi, ritenuto l’organizzatore dell’attacco, che ha messo alla testa dei miliziani un uomo chiamato Abdel Aziz Hussein al-Mashadani. Per la missione sono stati arruolati cecchini e combattenti esperti, ai quali aprirebbe il campo un avamposto di kamikaze, una dozzina di ceceni”. Sempre secondo Wikilao, “la potenza di fuoco di cui dispongono le forze in questione (dotate di una trentina di veicoli) è notevole. Si parla – oltre che di auto e moto già imbottite di esplosivo – di pezzi di artiglieria da 122 e 130 millimetri, in grado di colpire obiettivi distanti fino a venti chilometri e perfino di missili, che sarebbero stati nascosti in alcuni camion-frigorifero”.

L’operazione, chiamata Gazwat al-Mawt (Conquista della morte), sarebbe stata ordinata nei mesi scorsi direttamente da Abu Bakr al-Baghdadi, che attraverso la diga di Mosul potrebbe provocare la più grave strage della breve ma già sanguinosissima storia del suo Califfato. 

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