Esplosione Bologna. Agente ustionato a Cesena: “Ho salvato delle vite ma non mi sento un eroe”

Il 31enne Riccardo Muci, che al 'Bufalini' ha ricevuto la visita del premier Giuseppe Conte, racconta l'inferno vissuto sul raccordo autostradale: "Ho fatto solo il mio lavoro, appena sceso dall'auto ho capito quel che stava per succedere, c'era un odore inconfondibile nell'aria"

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“Io sono Riccardo, sono un poliziotto e lunedì ho fatto solo il mio lavoro. Mi lusinga l’appellativo di eroe ma sono sicuro che qualunque altro poliziotto o carabiniere che si fosse trovato in quella situazione avrebbe fatto quel che ho fatto io: cercare di garantire la sicurezza dei cittadini”. Nel letto dell’ospedale di Cesena, Riccardo Muci, agente della Polizia Stradale in servizio a Bologna, ha ricevuto martedì la visita del premier Giuseppe Conte, al quale ha raccontato l’inferno vissuto lunedì pomeriggio sotto il cavalcavia della A14, quando la cisterna che trasportava Gpl è esplosa. 

Originario di Copertino in provincia di Lecce, 31 anni, di stanza al commissariato Santa Viola di Bologna, per Muci quella di lunedì era una giornata come le altre. “Ero con il mio collega, come capo equipaggio della volante, ed eravamo impegnati in un regolare servizio di controllo del territorio a Borgo Panigale – racconta – Poi abbiamo visto da lontano tutto quel fumo sulla tangenziale e ci siamo avvicinati. Abbiamo chiamato la centrale operativa, che era già stata informata della situazione, e abbiamo fornito tutti i particolari che riuscivamo a vedere dalla nostra posizione, per dare quanti più elementi possibile alle squadre di soccorso”.

Ed è quello il momento in cui l’intuizione di Riccardo salva probabilmente decine di vite. “Appena sceso dall’auto – si limita a dire lui – ho subito capito quello che stava per succedere, c’era un odore inconfondibile nell’aria. Non potevo lasciare che le auto continuassero a circolare e così ho fatto mettere la volante di traverso, per bloccare l’accesso alla strada in entrambe le direzioni”.

Ma non solo. “A piedi mi sono spostato verso il ponte, c’erano persone che scattavano foto e facevano video e ho cominciato ad urlare dicendo di allontanarsi. Ero a 20 metri dal ponte quando c’è stata quell’enorme esplosione”. Riccardo Muci ricorda solo una gigantesca onda d’urto che lo ha fatto volare di alcuni metri e un calore folle che gli ha sciolto la maglietta ignifuga. “Con l’adrenalina in corpo – racconta ricostruendo gli istanti successivi – sono riuscito ad alzarmi e con la schiena bruciata ho continuato a far allontanare la gente. Il mio collega mi ha gettato dell’acqua sulla schiena e insieme a lui e ai carabinieri di Borgo Panigale siamo riusciti a portare i feriti nella caserma dell’Arma”. E poi? “Quando è finita l’adrenalina il dolore si è fatto sentire e sono crollato”.

Si è risvegliato in ospedale, dove il premier gli ha stretto la mano. “Avevo capito che la situazione era molto grave – ripete – e il mio primo pensiero è stato quello di mettere in sicurezza le persone. Ho fatto il mio lavoro. Quei metri di distanza hanno fatto la differenza nel salvare la vite delle persone”.

Ora il poliziotto rimarra’ in cura nel reparto grandi ustionati dell’ospedale di Cesena, il suo auspicio pero’ e’ quello di tornare presto al lavoro, in strada. “Sono circa 6 anni che sono in Polizia, sicuramente tornero’ a lavorare, non sono questi eventi a turbarmi – conclude – anzi mi danno uno stimolo maggiore a fare sempre meglio”.

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