Alla scoperta di Sarsina romana e del suo museo archeologico al circolo Arci Borella di Cesenatico

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Mercoledì 12 febbraio alle 20.45, al Circolo Arci di Borella di Cesenatico (via Cesenatico 222) si terrà il quinto incontro, dedicato alla scoperta di Sarsina romana e del suo museo archeologico. “Sarsina, un museo archeologico sulle antiche rotte dall’Adriatico verso Roma” sarà il titolo dell’appuntamento: il relatore sarà il dott. Alessandro Marchi, Direttore Museo Archeologico Nazionale di Sarsina.

L’incontro è dedicato alla scoperta di uno dei più interessanti musei archeologici della Romagna: Il Museo Archeologico (Nazionale) di Sarsina. Al suo interno sono esposti oggetti che coprono un arco di tempo che va dalla preistoria alla tarda antichità, ma, soprattutto reperti di epoca romana (dal I sec. a.C. al II-III sec. d.C) provenienti da Sarsina e dalla valle del fiume Savio. Di fatto si tratta di uno dei musei della civiltà romana più importanti dell’Italia Settentrionale e dovrebbe costituire una meta obbligata per i turisti e per le gite scolastiche in queste zone.

Così, purtroppo, non è. Un fatto innegabile è che gli stessi romagnoli, spesso, non conoscono le meraviglie che vi sono celate all’interno. Diversi pezzi conservati nel Museo di Sarsina meriterebbero sale, a loro dedicate, in musei prestigiosi come il Metropolitan di New York o il British Museum di Londra.

L’antica Sarsina “Sassina”, patria di Tito Maccio Plauto, scrittore latino nato intorno al 250 a.C., è fondata dagli Umbri intorno al V-IV sec. a.C., ma saranno i Romani a farne un centro di primaria importanza a partire dal 266 a.C., anno della fondazione romana.

L’apertura del porto di Classe in età augustea (I sec. d.C.) crea un asse privilegiato per i traffici ed i commerci da e verso Sarsina, che sarà popolata da liberti e schiavi di origine orientale. In questo periodo in città si assiste ad un fervente sviluppo economico, testimoniato dalla presenza di numerosi collegi di artigiani e operai. Altre testimonianze, in questo senso, sono documentate anche dalle statue raffiguranti divinità appartenenti ai culti romano, greco, frigio, egizio ed orientale.

La maggior parte dei reperti esposti nel Museo provengono dalla Necropoli romana di Pian di Bezzo, i cui scavi principali sono stati condotti tra il 1927 ed il 1933. Trattandosi di una necropoli, ne consegue che molti oggetti e strutture rinvenute fossero di carattere funerario. Il pezzo forte della collezione è senza dubbio, per imponenza e completezza, il mausoleo ad edicola cuspidata di Rufus, alto 13,5 metri e risalente alla fine del I sec. a.C.

La sua disposizione, a fianco di una luminosa vetrata da cui traspare una chiesa posta nelle vicinanze del museo, è incredibilmente suggestiva ed esalta le caratteristiche di questo stupendo monumento. La forma, le dimensioni, l’apparato figurativo dei monumenti sepolcrali onoravano la memoria del defunto, esaltandone il rango avuto in vita ed erano disposti fuori dalle mura, ai lati della antica strada d’accesso alla città. Il museo ospita inoltre diverse pavimentazioni a mosaico, tra cui si ricorda il cosiddetto “Trionfo di Dioniso”.

La partecipazione è libera e gratuita

Per info: www.circolo-arci-borella.webnode.it

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