Frode prodotti agroalimentari biologici: anche cinque romagnoli nei 33 rinviati a giudizio a Pesaro

L'indagine 'Vertical Bio' della Finanza ha portato alla luce un vasto traffico di granaglie spacciate per biologiche e destinate all'alimentazione animale ma anche umana: tra gli indagati 4 in provincia di Forlì-Cesena e 1 in quella di Ravenna

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Coinvolge anche la Romagna l’inchiesta della procura di Pesaro denominata Vertical Bio’, che ha portato alla luce un vasto traffico di granaglie spacciate per biologiche e destinate all’alimentazione animale ma anche umana. Le indagini, condotte dalla Guardia di finanza di Pesaro e dall’Ispettorato Repressione Frodi del ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, si sono concluse con la richiesta di rinvio a giudizio di 33 persone, tra le quali appunto 4 in provincia di Forlì-Cesena e 1 in quella di Ravenna.

Stando agli accertamenti, dal 2007 al 2013 i promotori della truffa hanno immesso sul mercato Ue 350 mila tonnellate di granaglie, provenienti da Moldavia, Ucraina e India e destinate al comparto zootecnico ma anche all’alimentazione umana, spacciate per bio e fornite di tutta la certificazione necessaria. In realtà soia, mais, grano tenero, colza, semi di girasole e lino, del valore complessivo di oltre 120 milioni di euro, non solo non avevano i requisiti per essere classificati come biologici (compresa la coltivazione interamente senza sostanze chimiche o ogm), ma in qualche caso neppure quelli per essere consumati: c’erano tracce di organismi geneticamente modificati ma anche di diserbanti, come il glyphosate e brachizzanti (regolatori della crescita) o il clormequat. 

I 33 indagati dovranno così rispondere dei reati di associazione per delinquere, frode nell’esercizio del commercio, con l’aggravante che si tratta di prodotti derivanti da agricoltura biologica, la cui specialità è protetta da norme molto stringenti.
Dei 33 indagati, ben 31 sono stati identificati in Italia: 3 persone in provincia di Pesaro-Urbino, 5 a Sassari, 5 a Verona, 4 a Forlì, 3 a Modena, 2 a Campobasso, una a Ferrara, una a Teramo, una ad Ancona, una a Reggio Emilia, una a Trieste, una a Piacenza, una a Catania, una Bologna e una a Ravenna; le altre due persone sono un moldavo e un rumeno.

L’inchiesta ‘Vertical bio’ è durata due anni e, secondo le Fiamme gialle, ha permesso di individuare due associazioni per delinquere, composte da imprenditori italiani, operanti nel settore dell’importazione e vendita di prodotti biologici e stanziati a Pesaro, Campobasso, Piacenza e Verona, e dai responsabili a vario livello di due organismi di certificazione, con sede a Fano e Sassari, ai quali era demandato il controllo dei prodotti falsamente attestati come biologici.
La frode consisteva nella creazione di una filiera unica di produzione, importazione e vendita dei prodotti agroalimentari gestita dall’associazione, alla quale veniva affiancata una rete di controlli e certificazioni – che si sono rivelate false – rilasciate dagli organismi.

I finanzieri hanno scoperto che la produzione di granaglie avveniva all’estero, in Moldavia, Ucraina, Kazakistan; successivamente, venivano qualificate come biologiche dagli organismi di certificazione operanti negli stessi paesi, ma controllati dai soggetti italiani strettamente collegati agli imprenditori coinvolti nella frode. Quindi, le granaglie venivano importate in Italia, in alcuni casi anche attraverso l’intervento di una società maltese, incaricata di sdoganare la merce e introdurla all’interno dell’Unione europea, eludendo in tal modo i rigidi controlli previsti in Italia: in questo modo, la merce era rivenduta sul territorio italiano e anche in Europa senza che fosse ulteriormente controllata.
Secondo quanto appurato, le aziende coinvolte hanno importato, dal 2007 al 2013, circa 350 mila tonnellate tra mais, soia, grano, colza, semi di girasole, con fatturato stimato di circa 126 milioni. Il provento illecito derivante dall’attività fraudolenta ammonterebbe a circa 32 milioni.
Nei due anni di attività investigativa sono state eseguite, tra l’altro, 15 ordinanze di misure cautelari personali agli arresti domiciliari e di sequestro preventivo di beni di diversa natura per oltre 24 milioni. Infine, sono state sequestrate circa 2.500 tonnellate di granaglie falsamente certificate come biologiche. 

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