Congresso CISL Romagna, Pieri: «Uscire da un’idea localistica per lavorare a un Sistema Romagna»

Il segretario, nella sua lunga relazione, propone di «sfruttare e mettere in campo economie di scala e di prossimità in grado di sostenere più efficacemente la lenta ripresa».

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Con la relazione del segretario generale uscente, Filippo Pieri, si è aperto oggi, 22 marzo, nella “Sala dei Tre Papi” di Cesena Fiera, il secondo congresso della CISL Romagna. Di fronte ai 200 delegati provenienti da tutte le province romagnole, ai presidenti delle 3 province romagnole: Andrea Gnassi, Davide Drei, e Michele de Pascale e al sindaco di Cesena, Paolo Lucchi, il segretario generale ha sviluppato il suo ragionamento, circa un’ora di relazione, partendo dall’analisi di una crisi che «ha profondamente modificato gli equilibri precostituiti sia nel mondo del lavoro che nella società». 

 

 

L’Europa

Pieri si attarda nell’analisi della “crisi europea che – dice – è davanti al bivio di continuare sulla strada che sta producendo danni enormi ai cittadini o intraprendere un nuovo progetto, con obiettivi e scadenze a breve termine, per dare all’Unione Europea forza e stabilità ed una capacità gestionale che superi il potere di veto dei singoli stati che non produce più da tempo decisioni efficaci». Il segretario è convinto che per battere le spinte euroscettiche sia necessario « imprimere una spinta del mondo del lavoro per aprire una nuova fase costituente verso gli Stati uniti d’Europa».

Per farlo, Pieri propone la ricetta della CISL che parte dal completamento dell’Unione economica attraverso: l’avvio dell’Unione fiscale; la creazione di un ministro del Tesoro europeo che risponda al Parlamento; il passaggio dal Fiscal Compact all’Investment Compact; l’avvio di una politica di sicurezza e di difesa europea; la costruzione di un «fondo integrativo dei sussidi di disoccupazione nazionale quando il tasso di disoccupazione di un paese membro supera la media del tasso europeo e del Fondo europeo di sostegno all’occupazione giovanile».

 

Il Contesto

La proposta della Cisl parte dalla presa d’atto che a otto anni dall’inizio della recessione l’economia italiana fatica a riprendersi. «Crescono – dice – le disuguaglianze sociali, la povertà e il divario tra nord e sud del paese». Anche la dinamica della popolazione appare alterata da una forte denatalità da un costante invecchiamento della società. Gli over 65 sono ormai 22,3% della popolazione; mentre più di 4 milioni  (il 6,8%) sono le persone che superano gli 80 anni. Così, mentre i decessi sono costantemente sopra quota 600mila, le nascite scendono a 480mila tanto che neanche il saldo migratorio riesce a compensare tale differenziale.

 

Nuove povertà

«In una società caratterizzata da una piramide delle età capovolta – afferma il segretario di CISL Romagna – la crisi ha accresciuto l’area della povertà, dell’esclusione della deprivazione. La povertà assoluta colpisce, ormai, il 7,6% della popolazione (4,6 milioni di persone, il doppio rispetto al 2008), la povertà relativa coinvolge il 12,8% dei residenti». A questo proposito sconfortante è il dato che Pieri richiama circa la diffusione della povertà tra i minori che ha raggiunto nel 2015 la quota del 19% dopo esser passata dall’11-12% tra il ‘97 del 2011 al 15% del 2012. «Cambia – dice Pieri – la fotografia delle famiglie delle persone colpite dalla povertà: aumenta tra le famiglie composte da una coppia con due figli (anche al nord) ma aumenta anche nelle famiglie in cui la persona di riferimento è occupata, in particolare se operaio, mentre resta contenuta per impiegati e dirigenti. L’incidenza della povertà, poi, diminuisce all’aumentare dell’età della persona di riferimento e del titolo di studio. In Italia e in Europa, insomma, sembra che invece di combattere e contrastare la povertà stiamo combattendo e respingendo i poveri».

 

Politiche redistributive

Di fronte a dati così sconfortanti, Pieri evidenzia come le politiche redistributive, vincolate dai parametri di Bruxelles e dal debito pubblico a 132 % del PIL, lascino ben pochi spazi a interventi e anche quelli attuati negli ultimi anni, seppur positivi, hanno mostrato evidenti limiti. «Noi crediamo – dice – che una riforma strutturale dell’IRPEF non sia più rinviabile. Senza una grande operazione redistributiva del reddito verso le aree sociali medie e basse il paese non uscirà dall’alternanza di recessione e stagnazione».

 

Il Lavoro

Rendere esigibile il diritto sancito dalla Costituzione è il primo obbiettivo della CISL ma per farlo «serve concretezza e non ideologia». Serve un progetto complessivo che «abbia un nucleo centrale forte su cui investire politiche di sviluppo, fiscali, politiche sociali e sanitarie, istruzione e formazione. Quel nucleo non può che essere la persona». «Creare lavoro è la vera priorità che serve al debole mercato del lavoro italiano più di ogni altra riforma legislativa. I vincoli di bilancio – afferma Pieri – vanno allentati non per creare debito ma per creare lavoro, i sistemi debbono fare investimenti formativi senza precedenti».

 

La Romagna

È in questo contesto che la CISL vede il ruolo delle Regioni perché le politiche attive, troppo evocate e poco praticate, escano dalle logiche delle circolari e dal conflitto di attribuzioni tra ‘governo e Regioni’, appunto, in un processo di sviluppo di opportunità e nuovo welfare locale.

 

«Lo sviluppo dei territori non dipende solo dalle condizioni esterne – dice – ma va governato. In questo senso CISL Romagna da tempo ha esortato le istituzioni ad uscire da una logica localistica lavorando ad un’idea di Romagna quale sistema intelligente, in grado di sfruttare – scandisce il segretario della CISL – e mettere in campo economie di scala e di prossimità in grado si sostenere più efficacemente la lenta ripresa che questa fase storica ci consegna».

 

Nel ragionamento di Pieri c’è la consapevolezza che si è competitivi come imprese e come persone, se si è inseriti in un contesto territoriale capace di contrastare le ineguaglianze non solo sociali ma anche ci capacità tecnologica e di capitale umano di cui soffre il sistema locale. Per questo motivo, secondo il segretario di CISL Romagna «Il processo di trasformazione verso un più forte sistema di area vasta romagnola va governato ponendo al centro la qualità, l’innovazione, la qualificazione e l’inclusione delle persone. Concetti quali comunità, etica, legalità e responsabilità sociale devono essere riferimento per l’agire dentro una nuova governance istituzionale di ‘area vasta’ riducendo i costi di sistema, liberando risorse, riducendo la burocrazia e uniformando i regolamenti e le norme».

 

«In tal senso CISL Romagna insiste per un assetto istituzionale che non demorda dal sostenere con più forza la fusione dei piccoli Comuni. Sostenere le Unioni dei comuni come strumento per la programmazione e l’erogazione dei servizi e – prosegue Pieri – dotarsi di coordinamenti superiori di area vasta per le scelte strategiche di sviluppo economico».

 

«Quattro anni fa, nel nostro primo congresso, chiedevamo a tutti un ‘cambio di passo‘ sapendo che non esistevano risposte semplici e univoche a una situazione complessa. La nostra proposta di realizzare la Provincia della Romagna – conclude Filippo Pieri – era e resta una soluzione da valutare ed eventualmente da percorrere perché condividiamo l’idea che da parte delle istituzioni romagnole si determini una forte ‘Regìa politica’ per lo sviluppo del sistema romagnolo superando logiche di campanile».

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