Cronaca. Traffico di cuccioli: 108 cani sequestrati, indagato un cesenate che risiede a Ravenna

Operazione 'Crudelia' dei carabinieri forestali di Reggio Emilia con i colleghi di Piacenza, Ravenna, La Spezia, Grosseto, Bergamo e Milano

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Sono 108 i cuccioli di cane sequestrati nell’ambito dell’operazione ‘Crudelia’ dei carabinieri forestali di Reggio Emilia con i colleghi di Piacenza, Ravenna, La Spezia, Grosseto, Bergamo e Milano. Cani che si aggiungono ai 129 già requisiti grazie a controlli su strada dal 2017 in poi, quando sono scattarono le indagini a seguito di altri sequestri da parte della Polstrada di Amaro (Udine) e Pordenone. 

Animali di razza pregiata, dai bulldog francesi e inglesi ai maltesi fino a chihuahua, shiba-inu, carlini, barboncini e volpini acquistati illegalmente nei Paesi dell’Est Europa a poche centinaia di euro e poi rivenduti anche a prezzo quintuplicato. Un traffico illecito che fruttava un giro d’affari fino a mezzo milione di euro.

Tre le persone sottoposte a misura cautelare, divieto di espatrio e di dimora in nove regioni del centro nord: si tratta di una 29enne slovacca ritenuta a capo del gruppo, il padre 54enne, che risulta irreperibile e il coniuge, 37enne di origini napoletane, tutti residenti o domiciliati nel reggiano accusati di associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di animali da compagnia, maltrattamento di animali, frode in commercio, falsità in atti e truffa. Altri 11 sono indagati (due napoletani e una cilena residenti a Reggio Emilia, uno di Taranto ma residente a La Spezia, due residenti a Piacenza, due a Monza, uno a Grosseto, uno a Bergamo, un uomo originario di Cesena, ma residente a Ravenna) coinvolti a vario titolo negli illeciti commessi.

Tutto si sviluppava sull’asse Slovacchia-Italia, da Nitra a Reggio Emilia. L’organizzazione criminale trovava i cani grazie agli annunci sui siti slovacchi. E così partiva la tratta: cagnolini sottratti, privi di microchip (in alcuni casi poi ottenuti in maniera non ufficiale), libretti sanitari e vaccinazioni. E spesso stipati in condizioni non idonee in scatoloni all’interno di furgoni, jeep o autovetture. Una volta giunti alla base, venivano smerciate poi in tutto il nord Italia e piazzati sempre con annunci online. Vendite che avvenivano non solo a privati (dalle loro denunce per decessi o malattie dei cani acquistati si è intensificata l’attività investigativa), ma anche a esercizi commerciali e allevamenti appartenenti ad alcuni degli indagati, dove sono state effettuate diverse perquisizioni dagli inquirenti.

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