“La legittima difesa è legge”, esulta Jacopo Morrone (Lega), Sottosegretario alla giustizia

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“La legittima difesa è legge. Una grande soddisfazione per gli italiani che hanno chiesto a gran voce questo provvedimento e per chi ha lavorato in questi mesi al testo, puntando, in particolare, all’ampliamento dell’applicazione della legittima difesa, all’inasprimento delle sanzioni per i reati di furto, violazione di domicilio e rapina e all’introduzione di una presunzione di legittima difesa ‘domestica’”. Lo afferma il sottosegretario alla Giustizia, on. Jacopo Morrone, che evidenzia i punti qualificanti del provvedimento. 

 

“Agisce sempre in stato di legittima difesa chi si trovi a dover rispondere a una intrusione violenta, nel proprio domicilio o nei luoghi di lavoro, compiuta con armi o con altri mezzi offensivi. Chi è aggredito, infatti, deve essere consapevole di poter reagire all’attacco senza dover temere un estenuante calvario giudiziario a proprio carico. Non sussiste, dunque, alcuna possibilità che la nuova norma possa essere scambiata per una ‘licenza di uccidere’, come qualcuno ha volutamente travisato. – precisa Morrone nella sua nota – Al contrario, si elimina ex ante qualunque dubbio sul perimetro della condotta giudicata non punibile. Viene quindi allargata la tutela per la persona che reagisce per difendersi, mentre si riduce la discrezionalità a disposizione dell’autorità giudiziaria per valutare la legittimità dell’atto di difesa. Rimane l’eccesso colposo, ma viene introdotto anche il concetto di ‘grave turbamento’ determinato dal pericolo in atto.”

“Chi si è difeso secondo quanto previsto dalla legge non dovrà pagare alcun risarcimento nel caso abbia provocato danni a chi l’ha aggredito. Infine, il patrocinio gratuito: chi si è difeso legittimamente da un attacco violento potrà beneficiare, durante il successivo procedimento penale, del patrocinio legale a spese dello Stato. – conclude Morrone – Non è infatti concepibile che chi si difende legittimamente da un attacco violento diventi vittima due volte, del criminale e poi dello Stato”.

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