‘Arte in corsia’: pazienti-artisti al Bufalini di Cesena per guarire prima

In psichiatria in 220 col pennello e c'è chi torna in ospedale proprio per dipingere. Il punto sul progetto partito nel 2005 sarà fatto sabato 4 in un convegno

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L’arte per migliorare i periodi di ricovero in ospedale di bimbi, anziani e malati psichiatrici. Al Bufalini di Cesena la pittura, e non solo, sta in corsia e aiuta i degenti a sentirsi meglio e i medici a trovare nuovi spunti per le cure. Il tutto grazie ai volontari, formati per ben tre anni, dell’associazione “Artincounselling”. Il punto sull’attivita’ di “Arte in corsia”, progetto partito nel 2005 nei reparti di psichiatria, pediatria e geriatria dell’ospedale di Cesena e poi allargato ad altre strutture del territorio, verra’ fatto sabato 4 novembre in un convegno e la fondatrice dell’associazione, Cinzia Lussi, spiega alla stampa come siano stati fin qui ottenuti “risultati eccellenti”, specie in ambito psichiatrico.

L’arte emozionale fa infatti uscire il “personale”, si tratta di una “modalità di sostegno, un accompagnamento al sentire”. Alto il numero dei partecipanti, sia tra i piccoli che gli adulti: sui 450 ricoveri annuali in psichiatria, la metà circa impugna il pennello. Dalle opere, raccolte in un libro “Comunicare se stessi nell’arte”, e in una mostra, possono anche arrivare consigli per la terapia, argomenta il direttore di Psichiatria Giovanni Piraccini.
“L’importante – sottolinea – è che la persona stia bene e che nel percorso ci sia un miglioramento dell’approccio che tenga conto anche della persona che ha più importanza di quanto pensiamo”.
L’opera, aggiunge, “lascia trapelare sentimenti, pulsioni, idee non elaborate”, un po’ come nelle associazioni per il test delle figure di Rorschach. E tra l’altro spesso i disegni sono molto belli, paesaggi, alberi, fiori, occhi, assai colorati, e a volte integrati con scritti. 

L’arte-terapia di cui di parlerà nel convegno sabato, aggiunge il direttore del Bufalini, Virna Valmori, è “un filone di interesse per l’ospedale”, serve a renderlo “più accogliente e umano”, come avviene per i clown in pediatria. “Il nostro mantra è come migliorare il luogo di cura”, rimarca la coordinatrice infermieristica in Psichiatria, Romina Floris, con l’obiettivo di “riempire il senso di vuoto che sentono i pazienti”. Anche perché, aggiunge, “come si trascorre il tempo in ospedale fa la differenza”. Da qui l’invito ad esprimersi anche attraverso l’arte. E capita pure che chi venga dimesso torni in reparto proprio per dipingere.

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